venerdì 29 gennaio 2010

OHH, CHIWAWA!

Lei è un'umana bassottella, sui 45 anni, agghindata come una bambola e dotata di un...davanzale prosperoso.
Lui, uno gnomico chiwawa, nero e, come quasi tutti i chiwawa, mediamente isterico.
Insieme sono venuti a bussare alla mia porta qualche anno fa, quando esercitavo da poco ed ero ancora convinta che fare il veterinario fosse un mestiere rispettabile; il toporagno abbaione aveva un occhio "cisposo".
Allora, già fare una visita oculistica è difficile (ve lo immaginate, mostrare al cane il cartellone luminoso?), aggiungete un'umana iperapprensiva e invadente e un cagnetto mordace...
Praticamente un incubo.
anche perchè fate (concedetemelo) la figura degli idioti.
In facoltà insegnano che ci sono due alternative:
A- afferrate il toporagno dalla collottola e lo sbattete sul tavolo (della serie, qui il capo sono io)
B- parlate al toporagno con quella vocetta leziosa che si usa per i bambini piccoli (VI GIURO )
La A è poco usata (perdi il cliente e ottieni una denuncia per maltrattamento di animale), quindi vada per la B.
Passo mezz'ora a fare l'idiota per cercare di conquistarmi la fiducia del cane. Spiego alla signora che devo fare il test di schirmer per contollare la produzione di lacrime.
TRADOTTO: devo mettere un striscetta di carta bibula sotto la palpebra. chi ha messo le lenti a contatto sa di cosa parlo, non fa male, dura un minuto.
"signora, per favore, tenga fermo il cane"
"Dottorè, non è che si fa male?"
"Non si preoccupi, lei lo tenga fermo...oops!" ovviamente il cane si muove.
Yoga.
"Signora, un pò più convinta..."
Gnam!
Il cagnetto prova a darmi una mozzicata.
"Cattivo, non si fa!" dice lei con occhio languido "vieni in braccio a mamma" e se lo piazza IN MEZZO al prosperoso davanzale.
Allora, siamo tra donne e va bene, ma mettere le mani tra le tette di una cliente mi sembra poco professionale. Non so se ridere o meno.
Yoga. Devo fare tanto yoga. Anche perchè il cane sembra stare effettivamente più tranquillo.
Piano piano, mi avvicino all'occhio e...
"No Dottorè, NON NELL'OCCHIO MALATO!!!"
"signora mia, e che , glielo devo mettere in quello sano?"

Da allora ho iniziato a capire che per fare il veterinario ci vuole una buona dose di auto controllo
e un camionata di ironia... poveri noi!

mercoledì 27 gennaio 2010

Gli sfigatti


Nell'immaginario collettivo il veterinario è un signore brizzolato, alto un metro e ottanta, che mette camicie a quadrettoni, guida un fuoristrada (non un suv, ma una roba da camel Trophy) e beve Amaro Montenegro. Appendice pelosa di questo George Cooney dei poveri è un cane, femmina e con gli occhi buoni, rigorosamente blasonato. Nello studio può far bella mostra di sè un gatto, persiano o siamese.

Ecco, lo avete immaginato?

DIMENTICATELO.

Oltre ad essere femmina, piccola di statura, birrofila e munita di una scassatissima punto detta "la gina", le mie appendici pelose sono tutte di dubbia provenienza e con un comune denominatore: sono sfigatti.

Capostipite degli sfigatti è Malocchio Moody: ha circa quattro anni e me lo hanno portato in ambulatorio per essere soppresso. Aveva un paio di mesi e da giorni era "buttato" vicino al bidone di una scuola elementare.

La simpatica umana che lo aveva raccolto pensava fosse lì lì per lasciarci le penne, e voleva che i bambini non vedessero un gatto morto all'uscita di scuola.

Da notare che non le importava granchè che il gatto respirasse o no, bastava che i suoi figli non lo vedessero.

In questi casi faccio yoga, respiro e spiego che prima di aver capito cosa ha un animale (e sopratutto se si può curare) io non sopprimo NESSUNO. L'umana tentenna, è una spesa non prevista (maledetti soldi) ma alla fine ci concede una decina di giorni.

Malocchio non si reggeva in piedi. Si contorceva come se gli stessero facendo un esorcismo, aveva le pupille dilatare, mordeva se solo lo sfioravi... ma non aveva l'aria di uno che deve morire. Per mangiare bisognava immobilizzarlo, mentre uno con un bastoncino gli spingeva in bocca una pappa semiliquida.

Un esame radiografico ha dato un nome al suo problema: Malocchio aveva una frattura cranica, la sua testina di gatto era stata colpita con forza da qualcosa (un bastone? ) che l'aveva in parte schiacciata: immaginatevi una mela... se fate un solco col coltello dove c'è il picciolo avrete un'idea. Però quella era la sua testa. Malocchio aveva un trauma cranico, di cui non potevamo sapere l'entità, o se sarebbe rientrato.

Tentiamo: flebo, pillole, cortisone.

Passano i dieci giorni, l'umana è scettica, ma ci concede un altro pò di tempo. E la perseveranza è alla fine premiata: una mattina Malocchio non soffia più, accetta le nostre carezze, mangia.

L'umana, sorpresa, lo porta a casa in attesa di trovargli una sistemazione.

Due giorni dopo Malocchio è di nuovo in studio, non mangia, è strano.

L'umana suppone che sia a causa dei suoi cani Corso, che ne farebbero volentieri un bocconcino. E io concordo. Me lo faccio lasciare in attesa che qualcuno lo voglia adottare.

E lì facciamo la seconda scoperta: il gatto è cieco e anche sordo, probabilmente a causa del trauma. Si affida solo all'odorato (e immagino la paura che deve aver avuto a sentire l'odore di cane in un posto estraneo).

Praticamente è un handicappato.

Non può vivere in un giardino, in un appartamento è probabile che faccia mille danni.

ciò nonostante è un bel gatto, e per ben due volte penso di averlo dato.

La solita cretina fiduciosa: la società non accetta i diversamente abili della propria specie, perchè dovrebbe farlo con un piccolo gatto?

Ok, basta.

Malocchio resta.

Col tempo ha ripreso in parte la vista, anche se non sente un cacchio. Gli è rimasta la testa piegata da un lato (il destro) e a volte si "incanta" e gira per parecchi minuti in circolo.

Ed è il gatto più buono del mondo.

martedì 26 gennaio 2010

Vet's story

Quando dico che lavoro faccio segue sempre una domanda:
"ma ti piacciono gli animali?"
"No, in realtà odio le piante"
ehm, vabbè, questa risposta non l'ho mai data, ma non è escluso che lo faccia un giorno. Da bambina dicevo di voler essere il dottore degli animali (ma pensavo anche di fare l'amazzone e la fioraia), e questa cosa non mi ha mai abbandonato.
Avrei fatto il Veterinario. Lo sapevo. Punto.
Quando ho saputo di aver passato il test d'ingresso (ero a Firenze, in vacanza) ho pensato che fosse il momento migliore della mia vita.
Ho studiato con impegno le cose che mi piacevano (e con molto meno quelle che non mi piacevano: ammetto di aver passato l'esame di Igiene e tecnologie alimentari per puro culo). Poi ho capito che potevo sapere tutto, ma nel mondo "lì fuori" c'era da ripartire da zero.
Perchè il mio lavoro è toccare pellicce e nasi umidi, leggere in occhi che non possono parlare, annusare schifezze di ogni tipo e rispondere al telefono alle ore più assurde. E'ascoltare proprietari pazzi che umanizzano la loro tartaruga d'acqua, spiegare a una bimba di dieci anni che il suo criceto non tornerà a casa, cercare di essere un medico e più di un medico.
I miei pazienti, che sono animali, e non solo, sono entrati nella mia vita, alcuni con la grazia di un diplomatico, altri con prepotenza, quasi a dire "hei, siamo qui!".

Dopo sette anni sono la mia famiglia.
Questo blog è dedicato a loro.
Qui racconterò le loro storie, cercherò di dare piccoli consigli, di spiegare in termini semplici malattie che fanno paura. Continuerò a fare nella blogosfera quello che faccio in ambulatorio ogni giorno: esserci.

lunedì 25 gennaio 2010

...senza parole...

non cerchiamo un cane o un gatto perchè morbido, o caldo.
il motivo è un altro.
Non importa se siamo brutti, o malati, o stanchi.
Oltre il nostro vecchio corpo,
lui riesce a sentire la nostra giovane anima."
Pam Brown